Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’11 gennaio scorso del Decreto del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali del 15 dicembre 2015, si è dato il via alla nuova modalità di comunicazione telematica delle dimissioni e delle risoluzioni consensuali che entrerà in vigore il prossimo 12 marzo. Il provvedimento, nato per tutelare il lavoratore da eventuali casi di “dimissioni in bianco”, in realtà complica le procedure di chi vuole interrompere un rapporto di lavoro, con il rischio che il personale meno informatizzato abbandoni il posto senza seguire il nuovo regime.
È quanto denuncia Confindustria Cuneo che punta il dito sulla scarsa attenzione alle ricadute economiche del provvedimento: ogni anno, in Italia, secondo i dati del Ministero del Lavoro, si dimette il 10% dei lavoratori, di questi il 5% abbandona senza formalizzare le dimissioni e c’è il rischio che questa percentuale cresca con la nuova complicazione del sistema. Il datore di lavoro è quindi costretto a licenziare per giusta causa pagando la cosiddetta “tassa di licenziamento” che può arrivare anche a 1.500 euro se il lavoratore ha un’anzianità superiore ai 3 anni.
Trasponendo su Cuneo i dati italiani, si stimano 900 lavoratori dimissionari all’anno che non seguiranno le nuove procedure, rappresentando un costo per le aziende, totalmente incolpevoli, fino a 1.350.000 euro. Il lavoratore avrà così diritto alla Naspi, ossia l’indennità di disoccupazione, che invece non gli spetterebbe se avesse seguito le procedure richieste, con costi ulteriori per lo Stato stimati in 9.450.000 euro per i soli lavoratori della provincia di Cuneo.
La cosiddetta “semplificazione”, infatti, metterà in vita un processo paradossalmente tortuoso: per dimettersi un lavoratore dovrà compilare un modulo online, ma prima dovrà registrarsi sul sito dell’Inps e ricavare un pin dispositivo personale che, però, sarà abilitato solo dopo il ricevimento per posta prioritaria di una password di accesso. A questo punto è necessario registrarsi sul sito del Ministero del lavoro ottenendo uno user e una password per l’accesso al portale.
“Il Presidente Franco Biraghi ha inviato una lettera di protesta al Ministro Poletti, in cui chiede di recedere da una simile insensatezza. In sostanza saranno in grado di dimettersi soltanto i lavoratori altamente informatizzati e con una perfetta conoscenza della lingua italiana – commenta il direttore Giuliana Cirio. Il lavoratore che non ha questi requisiti sarà costretto ad accedere ad un Patronato, con tempi e costi burocratici lievitati.”