Innovazione, corrette pratiche agronomiche e tecniche sostenibili sono sempre più ingredienti chiave per garantire un futuro di sviluppo alla castanicoltura in provincia di Cuneo. È quanto emerso nel partecipato incontro “Prove in campo. Gestione potatura del castagno” organizzato a Caraglio nella mattinata di giovedì 6 marzo, presso l’azienda agricola “Le Delizie della Valle Grana”, da Confagricoltura Cuneo in collaborazione con il Centro Regionale di Castanicoltura del Piemonte e Fondazione Agrion. All’evento hanno preso parte oltre 200 aziende e operatori della filiera castanicola.
La mattinata si è aperta con un breve momento divulgativo da parte degli organizzatori che hanno illustrato la struttura dell’incontro e hanno sottolineato l’importanza dell’evento. A seguire, i partecipanti sono stati accompagnati a gruppi dapprima in un frutteto di pianura della cultivar Bouche de Betizac per vedere la potatura di mantenimento su castagneto intensivo e, poi, presso un impianto tradizionale di cultivar locali per osservare le tecniche di potatura di ringiovanimento.
“Siamo molto soddisfatti dell’ampio interesse raccolto dalla prima edizione di questo evento che ha voluto essere un’importante occasione di formazione e confronto sul campo per gli operatori del settore, contribuendo alla valorizzazione della castanicoltura, un settore che merita di essere considerato strategico per il nostro territorio sotto molti punti di vista – dichiara Roberto Abellonio, direttore di Confagricoltura Cuneo –. I castagneti necessitano, però, delle corrette pratiche agronomiche per essere mantenuti produttivi, garantire un reddito adeguato e avere così produzioni di qualità; solo in questo modo sarà possibile garantire un futuro ad una tradizione anche paesaggistica del nostro territorio”.
I tecnici di Confagricoltura Cuneo, Claudio Baudino e Simone Monge, nel corso della mattinata hanno quindi illustrato ai presenti le principali caratteristiche ambientali e problemi fitosanitari della coltivazione. “Il castagno cresce tra i 400 e i 1.200 metri di altitudine, preferendo suoli freschi e ben drenati – hanno detto –. Le principali problematiche fitosanitarie sono legate all’abbandono colturale, al cinipide (in regressione grazie alla lotta biologica), al cancro corticale, al mal dell’inchiostro e ai cambiamenti climatici. Nella difesa fitosanitaria la prevenzione è fondamentale: eliminare parti malate, disinfettare i tagli, favorire il drenaggio dell’acqua ed evitare ristagni sono operazioni a cui prestare attenzione. La gestione ordinaria, sebbene onerosa, è importante per preservare il vigore delle piante e di conseguenza la loro produttività e la qualità dei frutti: quindi contenimento della vegetazione, raccolta meccanizzata di fogliame e ricci, concimazione e protezioni contro gli ungulati”.
Ci si è focalizzati, poi, sull’attività di potatura da effettuare tempestivamente per ottenere piante ben impalcate, dotate di branche con corretto grado di apertura, che nel tempo acquisiranno una chioma caratterizzata da buona luminosità e arieggiamento anche nella parte più interna. Sono stati presentati in campo e in bosco esempi di potature di mantenimento e casi di potature di risanamento.
Maria Gabriella Mellano e Alessandro Tomatis, rispettivamente referente e coordinatore tecnico del Centro Regionale di Castanicoltura di Chiusa Pesio hanno seguito in campo i partecipanti effettuando un focus sulle attività di ricerca e sviluppo per il settore, mentre Roberto Giordano della Fondazione Agrion – Centro sperimentale di orticoltura, fragola, piccoli frutti e castagno ha illustrato le attività di coordinamento per la castanicoltura specializzata. A concludere la giornata un momento conviviale per tutti i partecipanti.


