Ancora una volta Confagricoltura chiede più flessibilità nell’applicazione della norma sullo spandimento dei reflui zootecnici per seguire il reale andamento climatico senza porre dei paletti troppo vincolanti che non sono in linea con un’attività dinamica come quella dell’allevamento. Lo fa con una lettera firmata dal direttore generale Francesco Postorino e diretta al Ministero dell’Ambiente (direzione generale per i Rifiuti e l’Inquinamento e direzione generale per la Salvaguardia del Territorio e delle Acque) e al Ministero delle Politiche Agricole (dipartimento delle Politiche Europee Internazionali e dello Sviluppo Rurale), in cui l’associazione sollecita un intervento urgente, a carattere straordinario, volto a permettere l’utilizzazione agronomica anche nei mesi di dicembre e gennaio, prevedendo specifici periodi in relazione all’andamento climatico. Dal prossimo 1° dicembre si dovranno sospendere obbligatoriamente per due mesi gli spandimenti di reflui zootecnici e digestati, con gravi ripercussioni sulla capacità di stoccaggio delle aziende zootecniche.
Queste prime settimane di novembre sono state caratterizzate da precipitazioni continue causate da una serie di perturbazioni atlantiche. “Tale situazione sta creando enormi disagi agli allevamenti in reazione all’impossibilità di effettuare l’utilizzazione agronomica degli effluenti zootecnici e del digestato, a causa delle condizioni non idonee dei terreni – si legge nella lettera – e nella situazione attuale, in assenza di ‘finestre’ per tale operazioni, si rischia di avere un periodo sospensione degli spandimenti fino a fine gennaio con la conseguenza di non avere sufficiente capienza per lo stoccaggio degli effluenti zootecnici e del digestato”.
“I cambiamenti climatici in corso implicano che la gestione degli effluenti zootecnici e del digestato sia il più possibile flessibile, pur nel rispetto dei giorni di divieto – dichiara il direttore di Confagricoltura Cuneo, Roberto Abellonio –; è opportuna dunque una definizione di ‘finestre utili’ più ampia da determinare sempre sulla base di appositi bollettini agrometeorologici completi di informative sui possibili periodi di spandimento. La natura non può adeguarsi alla burocrazia e alle norme, va praticato il percorso inverso, con conseguenti procedure che diano alle aziende la possibilità di lavorare”.
Oltre alla richiesta di intervento urgente, Confagricoltura sottolinea come “il mese di novembre ormai da anni risulta essere tra i più piovosi dell’intero anno su buona parte del territorio nazionale. Per tali motivi, il periodo di divieto continuativo di almeno 60 giorni (dal 1 ° dicembre al 31 gennaio) che devono rispettare le Regioni e le province autonome (in cui le temperature, le precipitazioni, lo stato dei terreni, il ridotto assorbimento dell’azoto da parte delle colture non dovrebbero consentire una gestione corretta delle operazioni agronomiche), si sta rilevando non sempre congeniale al quadro climatico ed alle diverse esigenze agronomiche”.
Come sta avvenendo quest’anno, infatti, sono sempre più frequenti gli anni in cui è impossibile entrare in campo con i macchinari nel mese di novembre, a causa delle copiose precipitazioni, mentre spesso si riscontrano condizioni metereologiche idonee tra dicembre e gennaio, in cui però vige il divieto totale di spandimento.