“In questa giornata ricca di convivialità e tradizione abbiamo voluto anche ricordare alle istituzioni e ai politici presenti i problemi che deve affrontare chi lavora e vive nelle Terre Alte, a partire dalle profonde difficoltà che sta attraversando il comparto della razza Piemontese, un fiore all’occhiello della nostra agricoltura ma stretto tra aumenti dei costi di produzione e dinamiche di mercato penalizzanti. I malgari che qui oggi celebriamo hanno però un ruolo fondamentale per la salvaguardia dell’ambiente che specie in alta quota rischia di essere abbandonato senza il lavoro prezioso degli allevatori. E veniamo, quindi, ai problemi diffusi di chi opera in montagna: ossia la mancanza di servizi e infrastrutture adeguate che complicano lo svolgimento di qualsiasi attività economica. Per questo chiediamo alla politica un maggior sostegno rivolto a queste attività”. Così il presidente di Confagricoltura Cuneo, Enrico Allasia, ha salutato i molti partecipanti accorsi a Roccaforte Mondovì, giovedì 5 ottobre, per la sesta edizione di “Caluma el vache. Il ritorno della mandria a valle”, l’evento organizzato dalla Confagricoltura di Cuneo, in collaborazione con il Comune di Roccaforte Mondovì e l’ATL del Cuneese e il sostegno del Consiglio Regionale del Piemonte, per celebrare la chiusura della stagione di alpeggio. In occasione della discesa della mandria della famiglia Renato Caramello dall’alpeggio Biecai (Rifugio Mondovì), il momento ha rappresentato occasione di riflessione e incontro con i malgari cuneesi per riflettere sulle problematiche che interessano il comparto delle terre alte e, più in generale, richiamare l’attenzione alle esigenze di chi lavora in montagna.
All’iniziativa hanno preso parte il sindaco di Roccaforte Mondovì, Paolo Bongiovanni, l’assessore regionale alla Sanità, Luigi Genesio Icardi, il vice presidente del Consiglio regionale, Francesco Graglia, i consiglieri regionali Paolo Demarchi (socio storico di Confagricoltura), Matteo Gagliasso e Paolo Bongioanni, il presidente dell’Uncem Piemonte, Roberto Colombero, il consigliere dell’ATL del Cuneese, Rocco Pulitanò e la presidente dell’Anpci (Associazione Piccoli Comuni) Franca Biglio. All’evento c’erano i sindaci di diversi Comuni della zona, gli alunni delle classi quarta e quinta della scuola primaria di Roccaforte Mondovì, i ragazzi della cooperativa sociale Laboratorio di Cavallermaggiore e decine di allevatori della Granda o appassionati.
“Siamo soddisfatti per il successo di questa nostra iniziativa giunta alla sua sesta edizione e sempre più partecipata – dichiara il direttore di Confagricoltura Cuneo, Roberto Abellonio -. Intendiamo con questa iniziativa continuare a promuovere la transumanza e tutti gli aspetti più critici di chi vive montagna: oltre alle difficoltà della Piemontese, la difficile convivenza tra chi fa impresa e la fauna selvatica, ormai fuori controllo, e le complicazioni di una burocrazia che sovente non aiuta gli imprenditori già penalizzati da un territorio ostico dal punto di vista logistico. Ringrazio quindi tutti i politici e le istituzioni che hanno voluto esserci per dare un segno di vicinanza a chi vive e lavora nelle Terre Alte”.
Dopo la benedizione della mandria e di tutti presenti da parte di don Federico Suria e gli interventi di rito, sono stati premiati con la “Cioca d’Or 2023” i malgari Giovanni Battista Basso di Caramagna Piemonte e Renato Caramello di Rocca De’ Baldi per la loro dedizione all’allevamento e alla montagna, e per essere sempre stati un punto di riferimento per gli altri malgari. L’evento si è concluso con un momento conviviale, con la degustazione del Raschera Dop, nella tensostruttura allestita nei pressi di borgata Rastello.
GIOVANNI BATTISTA BASSO – CARAMAGNA PIEMONTE
Giovanni Battista Basso nasce il 16 ottobre 1944 a Mondovì. Trascorre la sua giovinezza con i genitori Silvestro e Libera, collaborando fin da piccolo nell’azienda agricola di famiglia dedita all’allevamento di bovini in Borgata Prea a Roccaforte Mondovì, dove esercitano l’attività di malgari con una cinquantina di capi.
All’età di 30 anni Giovanni Battista costituisce una propria azienda agricola in Borgata Prea, occupandosi di allevamento di bovini.
Nel 1970 sposa Maria Pia, dalla cui unione nascono tre figli. Con la moglie, con cui condivide la grande passione per l’allevamento e per la vita in alpeggio, ogni anno all’inizio dell’estate percorre le impervie strade delle alpi di Bellino, proseguendo la tradizione della transumanza e incrementando nel tempo la mandria, che arriva a contare 280 capi. Nei mesi invernali, invece, porta a svernare i bovini in diverse cascine della pianura cuneese.
Dopo tanti sacrifici nel 1990 acquista la Cascina Meirano a Caramagna Piemonte, proseguendo fino a pochi anni fa l’attività di malgaro.
Ancora oggi, dopo aver lasciato quella vita a lui tanto cara, Giovanni non ha perso la passione e l’amore per la vita rurale, dedicandosi alla conduzione di una piccola stalla con una decina di vacche e un toro.
RENATO CARAMELLO – ROCCA DE’ BALDI
Renato Caramello nasce il 4 agosto 1968 a Rocca de’ Baldi. Quarto di cinque figli, fin da piccolo aiuta i genitori Giuseppe e Anna nella proprietà di famiglia, la Cascina Bozzano a Rocca de’ Baldi, dove coltivano seminativi, cereali e foraggi.
Già da ragazzo, Renato trascorre i mesi estivi con il nonno Luigi, che pratica l’attività di malgaro sull’alpeggio Biecai, tra Roccaforte Mondovì e Briga Alta, con una mandria di un centinaio di bovini.
Nel 1992 sposa Maria Pia, con la quale avrà cinque figli: Luigi, Manuela, Patrizia, Alessandra e Beatrice.
Nel 1993, insieme al padre e al fratello Gianpiero, costituisce una società agricola dedita all’allevamento e alla coltivazione di 80 giornate di terreno.
Nel 1996 Renato prende da solo le redini dell’azienda, coadiuvato dalla moglie Maria Pia, proseguendo l’attività di famiglia.
Ogni anno, da metà giugno a fine settembre, Renato accompagna la sua mandria costituita da oltre 150 capi sull’alpeggio Biecai, portando avanti ancora oggi il rito secolare della transumanza, riconosciuto Patrimonio Culturale Immateriale dall’Unesco nel 2019.
Una tradizione iniziata con il bisnonno Giuseppe nel 1928 e giunta alla quinta generazione con il figlio primogenito Luigi, che collabora attivamente con il papà Renato nelle attività agricole.