“Quando i politici intervengono su questioni imprenditoriali senza essersi preventivamente informati sulla realtà della situazione, non fanno altro che causare gravi danni alle aziende interessate, mettendone a rischio il prosieguo dell’attività produttiva e, di conseguenza, anche l’occupazione”. Il presidente di Confindustria Cuneo, Franco Biraghi, commenta senza remore la risposta inviata nei giorni scorsi dal Ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio Gian Luca Galletti al Senatore Michelino Davico, in merito all’interrogazione presentata dall’onorevole cuneese sull’eventuale rischio di inquinamento del progetto di conversione a pet-coke di un forno dell’Unicalce Spa di Bernezzo.
Il Ministro, nella sua esauriente risposta, innanzitutto spiega a Davico che il suo Ministero “non ha facoltà di intervenire nello specifico procedimento né di sindacare sull’operato dell’autorità competente”, quindi segnala “che il pet-coke è un combustibile ammesso dalla legge”, infine ricorda che la Conferenza dei servizi ha approvato il progetto dell’Unicalce con l’assenso della Provincia, dell’Arpa e dell’Asl e che “l’unico parere contrario è stato quello espresso dal sindaco di Bernezzo”.
“La risposta del Ministro – continua Franco Biraghi – è la lampante dimostrazione che quando si agisce senza adeguata cognizione di causa, solo per abbracciare avventatamente facili cause in maniera populista, non solo abdica al suo ruolo, ma danneggia gravemente e a volte irreparabilmente chi capita a tiro. Nel caso dell’Unicalce di Bernezzo, inoltre, la lettera di Galletti non fa altro che confermare, caso mai ce ne fosse ancora bisogno, che la posizione presa da Confindustria Cuneo a difesa dell’azienda fin dall’inizio, era non solo legittima, ma giusta e vincente, perché basata su una conoscenza puntuale della normativa e incentrata sul rispetto della legalità. L’interrogazione di Davico, così come le posizioni fortemente ostili al progetto dell’Unicalce prese con forza dalle amministrazioni locali di alcuni Comuni del Cuneese nei mesi precedenti all’approvazione del progetto, non hanno fatto altro che danneggiare l’azienda, mettendone a rischio lo sviluppo e persino la permanenza sul territorio. Le imprese devono poter lavorare avendo la garanzia di certezza di diritto. Gli imprenditori hanno bisogno di politici preparati che mettano il bene comune prima del bene personale, che troppo spesso coincide con la paura di non essere rieletti alla prossima tornata elettorale”.