“Le misure annunciate dall’Assessorato regionale alla Sanità sono del tutto insufficienti a contrastare la crisi delle RSA e il tavolo di lavoro con cui l’assessore Luigi Icardi ha raggiunto un accordo rappresenta solo una piccola minoranza delle case di riposo del Piemonte. Per questo siamo stati costretti a scrivere alle famiglie dei nostri ospiti e ai sindaci dei Comuni dove risiedono le nostre strutture per spiegare come stanno realmente le cose, in quanto è in gioco la sopravvivenza stessa dell’assistenza socio-sanitaria”. Questa la posizione inequivocabilmente chiara espressa in maniera congiunta dall’Associazione provinciale cuneese Case di Riposo pubbliche e private (a cui aderiscono 70 strutture, la metà del totale presenti in provincia di Cuneo), dalle Diocesi di Pinerolo e del Cuneese e dalla Diaconia Valli Valdesi (che raggruppano 25 RSA del territorio pinerolese).
“In primo luogo, l’adeguamento Istat promesso è solo una dichiarazione di intenti, in quanto è vincolato all’approvazione del prossimo bilancio preventivo della Regione Piemonte, ma anche se si trasformasse in realtà non sarebbe giusto – continuano i portavoce delle tre organizzazioni -. Infatti, la percentuale di incremento del 3,9% è riferita all’indice del 2021, mentre l’adeguamento corretto è del 10% in quanto deve partire dal 2012, ultimo anno in cui è avvenuto un aggiornamento. In secondo luogo, si richiede alla Regione Piemonte di incrementare il budget per aumentare il numero di posti letto in convenzione (la cui retta è pagata per il 50% dall’ASL competente): oggi, per esempio, in provincia di Cuneo sono circa il 43% dei posti occupati, mentre per il restante 57% degli ospiti delle case di riposo, il costo della retta grava totalmente sulle famiglie. In alternativa, si chiede alla Regione Piemonte di intervenire, tramite un contributo economico, per aiutare le famiglie che si fanno interamente carico della retta, a sostenere le spese. Infine, si chiede un aiuto economico straordinario alle strutture per far fronte all’eccezionale aumento dei costi relativi alle forniture energetiche e dei dispositivi di sicurezza per l’emergenza Covid-19”.
Le tre organizzazioni, pertanto, ribadiscono che “la convenzione siglata dalla Regione Piemonte con alcune associazioni di categoria non ha nessun valore, in quanto i firmatari rappresentano le strutture che accolgono, all’incirca, solo 5.000 dei 28.000 ospiti delle RSA piemontesi” e che “la notizia dei 2,7 milioni di euro di ristori che la Regione Piemonte dice di mettere a disposizione delle case di riposo per far fronte al caro bollette non è risolutiva, in quanto, se si divide la cifra per le 760 strutture presenti in Piemonte, viene fuori una media di 2.500 euro/anno cadauna: una briciola se si considera che il rincaro medio per l’energia di una casa di riposo è di 50/60 mila euro l’anno”.
Pertanto, l’Associazione provinciale cuneese Case di Riposo pubbliche e private, la Diocesi di Pinerolo, le Diocesi del Cuneese e la Diaconia Valli Valdesi stanno organizzando, per fine maggio, tre incontri rivolti a tutte le amministrazioni comunali interessate per fare il punto e condividere una linea d’azione comune.