Confagricoltura Cuneo organizza, per giovedì 29 agosto alle 17,30 nella sala riunioni del castello di Lagnasco, un incontro con i frutticoltori associati per discutere della situazione produttiva e commerciale del comparto, in particolare per quanto riguarda la peschicoltura. All’incontro parteciperanno il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e l’assessore all’Agricoltura Marco Protopapa.
Quest’anno il mercato delle pesche sta traversando una fase di particolare difficoltà. Il delicato equilibrio tra produzione e commercio si è guastato e i frutticoltori, per quanto riguarda le pesche da industria, ricevono un pagamento che non copre neanche i costi di raccolta. Anche per quanto riguarda il mercato del prodotto di prima scelta la situazione è critica. La distribuzione organizzata, prevalentemente per una questione di prezzo, privilegia la frutta spagnola, creando ulteriori tensioni sul mercato. “Ci rendiamo conto che il problema è complesso – commenta Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte, che è anche alla guida dell’organizzazione a livello cuneese – e che non ci possono essere risposte risolutive immediate. Riteniamo però che, con grande consapevolezza ma altrettanta determinazione, sia necessario affrontare l’argomento, iniziando a discuterne a livello locale, in attesa di poter presentare, non appena il governo nazionale si sarà insediato ed entrato nel pieno delle sue funzioni, le proposte al nuovo ministro dell’agricoltura”.
Il comparto peschicolo in Piemonte interessa, in modo particolare, la provincia di Cuneo dove si concentra oltre l’80% delle coltivazioni. Complessivamente in regione, tra pesche e nettarine – elaborazioni Confagricoltura su dati Regione Piemonte – si coltivano 3.300 ettari di frutteti, dei quali 2.943 ettari in provincia di Cuneo.
“Iniziamo a confrontarci con i produttori e trasformatori nostri associati – spiega Roberto Abellonio, direttore di Confagricoltura Cuneo – in attesa di allargare il ragionamento anche alla cooperazione, alle organizzazioni di produttori, all’industria di trasformazione e alla distribuzione organizzata, perché il futuro della coltivazione delle pesche in Piemonte non appartiene soltanto ai frutticoltori, ma a tutto il territorio”.
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