“Il Santuario di Vicoforte, una delle opere architettoniche più belle d’Italia, con il Codice Appalti in vigore, non sarebbe mai stato realizzato”. La provocazione con cui la presidente di Ance Cuneo, Elena Lovera, ha chiuso la propria relazione in occasione dell’assemblea annuale della Sezione Costruttori edili di Confindustria dal titolo “Provincia di Cuneo, confini ed occasioni per crescere. Le infrastrutture necessarie” svoltasi ieri – lunedì 9 luglio, ndr – nella Sala Convegni della Casa Regina Montis Regalis, presso il Santuario di Vicoforte, rappresenta una sorta di sentenza senza appello per una riforma che, “priva delle necessarie appendici regolamentari attuative, può dirsi fallita”. Ma sono stati altri i temi, in particolare quelli relativi al capitolo infrastrutturale, che la presidente degli edili provinciali ha toccato, durante l’assise pubblica, di fronte ai moltissimi imprenditori intervenuti: viabilità, Europa, montagna e risorse idriche, lavoro, burocrazia, fisco e politica industriale. Fronti su cui sono stati poi chiamati a dire la loro, nel corso di una tavola rotonda, anche alcuni rappresentanti della politica ai vari livelli.
Numeri alla mano, la relazione si è subito concentrata sul tema clou, quello del deficit infrastrutturale: terza provincia d’Italia per estensione, ma solo all’84° posto per dotazione infrastrutturale, la provincia di Cuneo ha oltre 3.500 km di strade, tantissime martoriate da buche o abbandonate, come quelle di montagna. “La soluzione non è un abbassamento dei limiti di percorrenza, ma la loro manutenzione – ha detto la presidente di Ance Cuneo, Elena Lovera -. Quando si capirà che il patrimonio pubblico di strade e scuole superiori si sta deteriorando in maniera pericolosa? Dal 2019 al 2023 la Granda potrà contare su 29 milioni 143 mila euro di risorse statali: poco più di 2 milioni per il 2018 e circa 5 milioni e 400 mila euro per ciascuno degli anni a venire”. È seguito un appello ai politici: “Occorre ricominciare a pensare alla Provincia quale interlocutore di riferimento per il territorio, riorganizzando l’ente e consolidando i bilanci”. Un ente che ha anche bisogno della mediazione dell’Ue per pianificare il futuro del proprio territorio: “Per la particolarità dei nostri confini c’è bisogno di più Europa – ha continuato -. Non mettiamo in discussione la Tav, basta con la chiusura ripetuta del colle della Maddalena e riconsideriamo il divieto di transito ai mezzi pesanti in valle Roya”. Il dibattito si è arricchito degli interventi degli ospiti della tavola rotonda, che hanno detto la loro sulle varie istanze sollevate dalla leader degli edili.
L’europarlamentare Alberto Cirio, parlando di infrastrutture, ha chiarito come l’Europa stia facendo la sua parte, come dimostra il via libera al nuovo progetto per l’Asti-Cuneo. “Anche l’Europa burocrate che tutti conosciamo ha detto sì al progetto, a testimonianza che se tutti facciamo la nostra parte i problemi si risolvono. Ora tocca al nostro Governo”. La collaborazione tra pubblico e privato è fondamentale per non disperdere le risorse a disposizione”.
L’assessore della Regione Piemonte Alberto Valmaggia ha spezzato una lancia a favore della Provincia a proposito del degrado delle strade provinciali, sottolineando però l’importanza di un’altra infrastruttura, la banda larga. Parlando di invasi ha chiarito come la Regione stia lavorando per la realizzazione di Serra degli Ulivi, “che a fine anno avrà il suo progetto esecutivo cantierabile, un’opera che interessa metà provincia con l’obiettivo di un uso plurimo dell’acqua: per irrigazione, per uso pubblico e per fruizione turistica”.
Il senatore Marco Perosino, da poco al Governo, è tornato sul tema dell’autostrada. “Vogliamo sbloccarla e se ci riusciamo possono partire i lavori sulla base di un decreto ministeriale. Non scordiamo che partiamo da situazioni ereditate. Da parte nostra c’è la volontà di far lavorare le imprese cuneesi e ci sono tanti lavori pronti ad essere appaltati. Sul sorteggio: è la legge che lo impone, anche se mette al riparo certi funzionari dalle loro responsabilità”.
A chiudere il vice presidente della Provincia di Cuneo Flavio Manavella, chiamato a dare una spiegazione alla scarsa manutenzione stradale: “Abbiamo in cassa solo 2 milioni di euro per quella ordinaria. Quest’anno riusciamo a malapena ad asfaltare 40 km. Di questo passo rifaremo gli asfalti della Granda in 80 anni. È necessario che a livello nazionale siano stanziati fondi per la manutenzione. Per mettere in sicurezza le strade della Granda servono 30 milioni di euro, non 2”.