La grande fotografia d’autore dell’agenzia Magnum Photos, che per mesi ha raccontato il ruolo delle donne nelle due mostre simultanee e in dialogo tra loro a Saluzzo e a Caraglio, ha colto nel segno, raccogliendo ottimi riscontri di pubblico e di critica. Sono state, infatti, quasi 20mila le persone che dallo scorso ottobre fino al 1° aprile hanno visitato “Fotografia è donna” a La Castiglia di Saluzzo e “Inge Morath. L’occhio e l’anima” al Filatoio di Caraglio. Un’affluenza che testimonia, da un lato, l’elevato interesse suscitato dalle tematiche attuali e trasversali trattate da due percorsi espositivi interconnesi e, dall’altro, il successo di un progetto condiviso che ha coinvolto, fin dalla sua genesi, la Fondazione Artea, il Comune di Saluzzo, il Comune di Caraglio e partner di caratura nazionale e internazionale.
La mostra “Fotografia è donna. L’universo femminile in 120 scatti dell’agenzia Magnum Photos, dal Dopoguerra a oggi”, curata da Walter Guadagnini e Monica Poggi, è stata organizzata da Comune di Saluzzo e Fondazione Artea, in collaborazione con CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, Magnum Photos e Fondazione Amleto Bertoni. Attraverso sei nuclei tematici, il percorso ha descritto la vita delle donne e i grandi cambiamenti sociali, immortalati nei più disparati luoghi del mondo, dalla seconda metà del XX secolo e i primi decenni di XXI. Ventidue progetti fotografici, alcune delle serie più iconiche realizzate da dodici autrici di Magnum Photos, a cui si sono aggiunti i lavori di sei autori dell’agenzia capaci di farsi appassionati interpreti delle tematiche trattate.
L’esposizione “Inge Morath. L’occhio e l’anima, curata da Brigitte Blüml-Kaindl, Kurt Kaindl e Marco Minuz, promossa e realizzata da Fondazione Artea e Regione Piemonte, in collaborazione con Suazes, Fotohof, Magnum Photos e Comune di Caraglio grazie al potere evocativo di oltre 200 opere, ha esplorato il lavoro e la vita della prima fotogiornalista donna nella storia dell’agenzia Magnum Photos. Una figura che ha avuto il merito di emanciparsi in una società e in una disciplina all’epoca spiccatamente declinate al maschile. Il progetto espositivo, realizzato “ad hoc” per gli spazi del Filatoio di Caraglio, attraverso quindici sezioni tematiche ha ripercorso le principali esperienze professionali e di vita di Inge Morath.