Un video pubblicato sul sito istituzionale e sui principali social network per denunciare la grave situazione in cui si trova il settore primario a causa del proliferare fuori controllo della fauna selvatica in provincia di Cuneo. E’ quanto ha realizzato la Confagricoltura di Cuneo per far conoscere all’opinione pubblica le difficoltà che, in questo contesto, le imprese agricole devono affrontare per produrre il cibo e le eccellenze che arrivano sulle tavole dei consumatori e lanciare l’ennesimo appello alle istituzioni e alla politica a favore di una maggior tutela e rispetto del lavoro degli agricoltori. Il video, visto in pochi giorni già da oltre 15.000 utenti, si può visionare su Youtube all’indirizzo https://bit.ly/3sMY2YT e sui canali social di Confagricoltura Cuneo (Facebook e Instagram).
Confagricoltura è attiva da tempo sul fronte delle problematiche legate alla fauna selvatica che si ripercuotono non solo sull’agricoltura, ma hanno pesanti risvolti anche dal punto di vista della sicurezza e della salute pubblica. Negli ultimi anni, infatti, la proliferazione incontrollata di ungulati, lupi e cervidi ha provocato un aumento considerevole di danni alle coltivazioni e agli allevamenti e di incidenti stradali. A ciò si aggiunge il pericolo di diffusione di malattie veicolate dalla fauna selvatica (es. peste suina, leptospirosi, ecc.), come testimonia il caso accertato di peste suina africana scoperto su un cinghiale ad Ovada. Su questo tema Confagricoltura Piemonte solo qualche settimana fa aveva invitato le istituzioni a mantenere alta l’attenzione per scongiurare il diffondersi di una malattia che sarebbe un danno enorme per gli allevamenti del territorio e per la sicurezza alimentare. Ora i fatti recenti impongono misure urgenti ed efficaci.
“Oggi ci troviamo di fronte a un grido di disperazione del mondo agricolo perché tutte le misure messe in atto finora non si stanno dimostrando efficaci – dichiara il presidente di Confagricoltura Cuneo, Enrico Allasia – lanciamo un appello alle istituzioni, per attivare misure ed interventi adeguati volti ad arginare il problema. L’impianto normativo che regolamenta la fauna selvatica è basato sulla Legge n. 157/1992, ma lo spirito di quella legge era improntato sulla tutela dei selvatici: un’impostazione che in trent’anni ha garantito il ripopolamento delle montagne di numerose specie animali. Ora tale legge non è più attuale e si rende necessaria una normativa volta al contenimento della fauna selvatica per alcune specie particolarmente pericolose per l’attività dell’uomo”.
Oltre ad immagini di danni alle coltivazioni e di capi predati, nel video di Confagricoltura sono raccolte anche due testimonianze dirette di agricoltori della Granda che, come molti altri loro colleghi, hanno subito danni da fauna: la prima è di un allevatore di ovini di razza Bergamasca e vacche piemontesi ad Oncino e la seconda di un allevatore di bovini e cerealicoltore a Sommariva del Bosco. Entrambi sottolineano gli investimenti costanti nella difesa attiva, senza adeguati risultati, i danni rilevanti in termini di capi persi in attacchi dei lupi o di costi in netto aumento a causa del passaggio dei cinghiali nei propri appezzamenti.
Nel 2020 sono state oltre 5mila le segnalazioni trasmesse alla Regione Piemonte riguardanti danni causati all’agricoltura da fauna selvatica, per un importo periziato di oltre 3,7 milioni di euro. Di queste più del 75% riguarda i cinghiali. A fine novembre 2021, in Regione Piemonte le segnalazioni di danni da selvatici sono salite a più di 7.500.
Inoltre, dal punto di vista della sicurezza pubblica, secondo l’associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale nel 2020, anno del lockdown, si sono registrati in Italia 138 incidenti gravi con animali selvatici, considerando solo quelli con persone ferite o decedute. Impatti avvenuti nella quasi totalità su strade provinciali o statali. Al primo posto c’è la Lombardia, seguita dall’Emilia Romagna e dal Piemonte. “Questi dati non esauriscono i casi di incidenti in cui sono coinvolti animali selvatici – precisa Allasia -. Gli impatti nei quali muore e rimane ferito solo l’animale, ma con danni ai mezzi e non alle persone sono di svariate migliaia ogni anno e risultano di difficile calcolo perché in molti casi gli automobilisti coinvolti non denunciano il sinistro, sapendo che difficilmente saranno rimborsati i danni. Siamo di fronte ad una vera emergenza che sarebbe errato considerare come un problema solo dell’agricoltura”, conclude Allasia.