“La presenza crescente del lupo sulle nostre montagne è un dato di fatto. I numeri illustrati nel corso della conferenza “La popolazione di lupo sulle Alpi: status e gestione” dello scorso 22 gennaio a Cuneo, infatti, hanno confermato uno scenario che vede il grande predatore presente nelle vallate cuneesi in ben 14 branchi e due coppie riproduttive. In provincia di Cuneo vi è una concentrazione maggiore che in tutto il resto delle Alpi italiane. Queste rilevazioni sono decisamente allarmanti, oltre che disarmanti, per le aziende agricole che si trovano a operare in queste zone e che con gli attacchi dei lupi devono fare i conti ormai regolarmente”. Con queste parole Adriano Rosso, direttore della Confagricoltura zona di Cuneo, interviene nel dibattito sulla presenza del lupo sulle montagne della Granda che, come spesso accade, divide l’opinione pubblica.
Secondo le analisi 2014-2015 eseguite nell’ambito del progetto “Life Wolfalps” il Piemonte risulta la regione con il più alto numero di branchi (21), localizzati sui territori delle province di Cuneo e Torino. Altri due branchi sono presenti in Valle d’Aosta e tra Trentino e Veneto, mentre si contano in tutto cinque coppie riproduttive (quattro solo in Piemonte) e tre esemplari singoli sull’intero arco alpino italiano.
“Secondo gli esperti, inoltre, questi numeri sono destinati ad aumentare e non tengono conto di quegli esemplari che possono essere sfuggiti al monitoraggio – continua Rosso –. Fa riflettere poi il confronto con quei Paesi a noi vicini, Svizzera e Austria in particolare, dove a parità di condizioni climatiche e ambientali il numero di lupi presenti è decisamente ridotto. I problemi legati alla convivenza con il predatore sono gli stessi anche su quei territori, semplicemente hanno trovato soluzioni migliori per una reale gestione dell’animale”.
“Serve un dibattito serio e pragmatico sul tema – aggiunge Roberto Abellonio, direttore di Confagricoltura Cuneo -; ad oggi nessun tavolo di confronto è stato insediato, nessuna parte politica a livello provinciale, regionale o nazionale ha preso posizioni decise sul problema, esponendosi per una soluzione piuttosto che un’altra. In questo contesto si riduce tutto a mera polemica, senza proposte di soluzioni concrete. Se qualcuno vorrà assumersi delle responsabilità in tal senso, noi saremo al suo fianco. Dal 1979, anno in cui il lupo è stato inserito tra le specie ‘particolarmente protette’ dalla convenzione di Berna, sono passati oltre 35 anni e il contesto di riferimento è mutato profondamente. Occorre prenderne atto e agire di conseguenza. Altrimenti ad estinguersi definitivamente sarà la zootecnia di qualità che coraggiosamente ancora popola le nostre montagne”.